Nel 1780 un gruppo di nobili e borghesi della città di Amelia, fiorente cittadina dello Stato della Chiesa, si riunì deciso ad uno sforzo comune per costruire un nuovo teatro. Il progetto e la direzione furono affidati al conte Stefano Cansacchi architetto molto stimato all'epoca. Di tale istituzione faceva parte il giovanissimo Gian Antonio Selva, il quale dieci anni dopo, avrebbe realizzato a Venezia, all'età di trentanove anni, il Teatro della Fenice, eccezionalmente simile nell'architettura, nell'impostazione e persino nella decorazione al modello amerino.. Nel 1783 la struttura essenziale era eretta; tale infatti è la data indicata sulla trabeazione dell'ingresso principale. L'interno, a ferro di cavallo, oltre alla platea, presenta tre ordini di palchi su originali strutture di legno con a capo un loggione. Nel 1880 vi furono apportate numerose modifiche, stucchi e affreschi opera dell'importante pittore perugino Domenico Bruschi che curò anche lo stupendo telone sull'assedio di Amelia operato dal Barbarossa ( in realtà ad assediare la città fu Federico II). Il Teatro amerino, vero gioiello settecentesco, rappresenta uno dei rari esempi di "teatro all'italiana" realizzato interamente in legno: dalle strutture ai meccanismi scenici, tuttora perfettamente funzionanti. Numerosi sono stati gli interventi di ammodernamento e restauro che si sono succeduti negli anni. Tra il 1880 e il 1886 furono eseguiti gli affreschi e le decorazioni che tuttora ornano il teatro, opera del Bruschi. Sul soffitto il pittore realizzò un'incantevole girotondo di putti svolazzanti intorno al lampadario centrale e una finta architettura rappresentante un parapetto ornato da vasi di fiori da cui si affacciano eleganti nobili e dame. Tra il 1912 e il 1913 il Teatro venne dotato di un impianto di illuminazione elettrica. L'ultimo restauro, ultimato nel 2006, ha consentito il recupero dello spazio esterno, utilizzato come teatro all'aperto con duecentoventi posti.